Aziende agroalimentari, produttori di cibo professionisti, gourmet, foodlovers, giornalisti, enogastronomi, cuochi amatoriali, foodblogger e tanti curiosi il 15, 16 e 17 marzo 2019 si sono ritrovati a Sassari, nei locali di Promocamera – azienda speciale della Camera di Commercio di Sassari, per la manifestazione “CheGusto!”: un salone dedicato alla promozione e valorizzazione dei prodotti di eccellenza delle aziende del settore agroalimentare sardo.
CheGusto! è stato anche occasione di promozione del progetto di cooperazione interregionale marittima “Food&Wine Marketplace“, coordinato dalla Confcommercio Nord Sardegna: una rete sinergica per la promozione di produzioni provenienti da Corsica, sud della Francia, Liguria, Toscana e Sardegna.
A Sassari stand per ogni gusto e prodotti di ogni tipo: dalla pasta fresca ai dolci tipici, dal miele alla bottarga, birre artigianali, vini e confetture; formaggi ovini, vaccini e caprini, salumi, pizze e gelati. E non potevano mancare alcuni tra i migliori Prodotti Agroalimentari Tradizionali (PAT) della Sardegna: seadas, pardule, miele, zafferano, torrone, lorighittas, filindeusu, mirto, pabassini, casizolu, greviera, fregola…
Nel ricco programma non sono mancati i momenti di incontro e confronto dedicati a moderne rivisitazioni delle produzioni isolane più tradizionali e veri e propri spettacoli dell’artigianato culinario che si tramandano di generazione in generazione.
Dalla “pardula” da passeggio di Leonildo Contis: una versione scomposta del tradizionale cestino di pasta violada con ripieno di formaggio fresco e glassatura di miele e scorza di limone: l’impasto prende la forma di un gelato da passeggio con tanto di stecchetto, il cestino diventa un ricciolo di accompagnamento, da immergere su un letto di crema allo zafferano. Uno show cooking di pasticceria in cui l’evoluzione di tecniche e abitudini è stata applicata ad una delle preparazioni più tradizionali della Sardegna.
Le rivisitazioni sono tante, ma la loro proposta si limita solitamente a festival gourmet e show cooking dimostrativi: la versione tradizionale ha quasi sempre la meglio!
Pardulas, casadinas o formagelle, un prodotto agroalimentare tradizione (PAT) diffuso su tutto il territorio della Sardegna. Ingredienti: ricotta o formaggio pecorino fresco di giornata, zucchero, uova, farina e semola, margarina vegetale o olio o strutto, limone, lievito di birra e sale. La loro fattura si differenzia a seconda del territorio di produzione: preparate con ripieno di casu (formaggio) fresco soprattutto nella provincia di Nuoro, e conosciute con il nome di casadinas; con ripieno di ricotta, dette più comunemente pardule, e diffuse dall’orististanese al Sulcis, formagelle nel Sassarese, dove spesso si usa aggiungere anche uva passa; ricoperte di una glassa di zucchero a velo e aroma di limone, o bagnate in acqua calda e limone e ricoperte di zucchero in grani; in alcune zone si scelgono altri aromi per il ripieno, tra i quali lo zafferano.
Le pardule sono un dolce tradizionale tipicamente realizzato per la Pasqua, il sabato santo, o alla vigilia dei morti, a novembre, per essere donate alle animeddas. Il metodo di produzione delle pardule si perde nel tempo, e sicuramente supera i 25 anni, il lasso di tempo per il quale i prodotti tipici posso essere riconosciuti dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali come “tradizionali” e inseriti nell’elenco dei PAT (Prodotti Agroalimentari Tradizionali), aggiornato annualmente da ogni regione e in Sardegna approdato a ben più di 200 prodotti nel 2019.
Lo spettacolo continua e non può mancare la preparazione artigianale per eccellenza: la pasta! A CheGusto La maestra Paola Abraini ci ha deliziato con un vero e proprio spettacolo: una delle dieci preziose custodi di una delle preparazioni sarde più antiche e difficili da riproporre: su filindeu! (letteralmente “fili di Dio”)
Ingredienti: semola di grano duro, acqua e sale, il necessario per la realizzazione: un piano di lavoro in legno e delle foglie di asfodelo per l’essiccazione. Semola di qualità per un impasto lavorato rigorosamente a mano, idratato di continuo con acqua e sale, fino ad ottenere un’elasticità tale da sfilacciare la pasta creando quei “fili” che le testimonianze orali fanno risalire al secolo scorso, di sicuro esistente dapprima del 1890. A essicazione completata su filindeu spezzettato è pronto per essere immerso in un ottimo brodo di pecora, da condire a piacimento con del formaggio fresco acidificato.
Spazio anche per un’ulteriore evoluzione della stessa pasta tradizionale in versione “dolce”, con i fundeos logudoresi dolci di Gianfranca Dettori.